Sabato 4 Luglio alle ore 15:30 Francesi debutta la Vendée Arctique Les Sables d’Olonne. Trattasi di una nuova regata ideata per sopperire alla cancellazione di tutto le altre regate in calendario IMOCA Series causa pandemia Coronavirus. Infatti, sono state annullate sia la The Transat CIC sia la New York Vendée.
Tuttavia, alcuni degli skipper iscritti alla Vendée Globe con partenza fissata per l’8 Novembre di questo autunno devono ancora effettuare la qualifica alla regata. Sono Kojiro Shiraishi, Armel Tripon, Isabelle Joschke, Clément Giraud e Sébastien Simon. Se non fosse stato possibile organizzare una regata, probabilmente il comitato avrebbe dovuto accettare, come accade in altre regate, delle prove di qualifica libera di 2000 miglia previste dalla Vendée. Ovvero navigazioni lungo una rotta preannunciata dallo skipper al comitato ma ciascun concorrente per sé.

La qualifica alla Vendée Arctique Les Sables d’Olonne stessa si è svolta secondo questo protocollo. Il comitato ha chiesto ad ogni concorrente di completare una navigazione di 48 ore su rotta libera con un tracker a bordo. Questo anche per permettere a tutti i team di fare una prova in mare dopo il lungo cantiere invernale, e la sosta forzata dalla pandemia.

Detto questo la regata non è affatto obbligatoria per poter partecipare alla Vendée Globe di Novembre dove gli iscritti sono 35 contro i 20 della Vendée Arctique Les Sables d’Olonne. Tra gli assenti spiccano Alex Thomsom, Louis Burton, Kevin Escoffier, Armel Tripon, Jean Le Cam ed altri.

La Vendée Arctique – mai così a Nord?
La prima e più saliente delle caratteristiche di questa nuova regata è che si va parecchio a Nord. In Atlantico siamo abituati a vedere regate che si corrono fra i 40 gradi di latitudine e a volte sbucano nei 50, come per esempio alla OSTAR o alla Quebec St Malo. Ma non illudiamoci che questa regata vada verso terreni inesplorati in mezzo agli iceberg e gli orsi polari.
La regata raggiunge grossomodo la latitudine delle Shetland che molti IMOCA ben conoscono avendo preso parte alla Shetland Round Britain and Ireland organizzata dallo storico Royal Western Yacht Club. Se vogliamo parlare di pionieri dobbiamo parlare di loro, organizzatori della prima OSTAR del 1960, non certo della classe IMOCA.
Il video promozionale della Vendée Arctique
Giancarlo Pedote alla partenza con Prysmian Group
Non ci mancherà l’emozione di fare il tifo per un grande navigatore italiano che si prepara per il prossimo Vendée Globe 2020 e sarà anche alla partenza della Vendée Arctique. Sto parlando ovviamente di Giancarlo Pedote che aveavamo anche già intervistato qualche mese fa prima che questa regata fosse annunciata in sostituzione a quelle cancellate.

Le temperature attese alla Vendèe Arctique Les Sables d’Olonne
Inoltra osservando la mappa delle temperature medie per il mese di luglio lungo il percorso di regata è evidente che la regata sta ben lontana da qualsiasi pericolo iceberg. Infatti, la corrente del Golfo, che dopo aver superato i banchi di Terranova comprimendosi contro la fredda e contraria corrente del Labrador, si apre a ventaglio su tutto l’atlantico del Nord.

La Vendée Arctique non vedrà dunque le temperature a cui sono abituati gli skipper di una OSTAR passando il Flemish Cap e poi i Grand Banks. Lì le temperature medie scendono intorno ai 4-5 gradi. La Arctique Vendée vedrà clima simile a quello dell’Irlanda occidentale, certamente fredda per i nostri standard mediterranei ma non condizioni “Artiche”.
L’influenza della Corrente del Golfo
La corrente del Golfo ha un impatto sul clima del nord Atlantico immenso. Basti pensare che quando si doppia Capo Horn a 56 gradi Sud, le cime dei monti della Tierra del Fuego sono innevati. L’Irlanda del Nord, alla stessa latitudine raramente ha conosciuto anche una semplice nevicata, evento rarissimo.
Lungo il percorso della regata, la flotta incontrerà un flusso costante pari a 0,5 – 1 nodo massimo di corrente al traverso che poco dovrebbe influire sulle velocità di barche del genere.

Osservando la mappa notiamo subito come la corrente si apra con un ramo che si rivolge proprio verso l’Islanda e proprio sulla zona dove si trova la prima “boa”. Analogamente il ramo più occidentale della corrente piega sulla Bretagna e lungo la costa francese.
Pertanto nonostante a terra le temperature saranno estive alla partenza, una volta in mare, non c’è da aspettarsi un enorme differenziale di temperatura nonostante la rotta così settentrionale, la temperatura del mare sarà relativamente costante.
Il rischio Iceberg
Di conseguenza non esiste alcun rischio di incontrare Iceberg, neanche piccoli growlers alla deriva, in questa regata. Infatti la migrazione di questi avviene su un asse tra la Groenlandia e i banchi di Terranova, che, per chi non lo sapesse, sono proprio formati dal deposito di detriti contenuti negli iceberg che si incagliano e sciolgono sul limite orientale nel corridoio tra banchi e Flemish Cap.

Sulla mappa stessa del tracker dela regata è segnata in azzurrino la zona estrema che delimita il cosiddetto limite di tutti i ghiacci noti. Nella zona dei banchi di Terranova (visibili in cartina a Sud-Est dell’estremità dell’isola di Newfoundland) sono monitorati dall’International Ice Patrol gestito dalla Guardia Costiera statunitense. Con sorvoli periodici e lancio di boette di tracciamento sugli iceberg stessi tiene informato il traffico commerciale del rischio ghiacci. Questo sin dall’infausto incidente del Titanic.

Le fasi delicate della Vendée Arctique Les Sables d’Olonne
La regata percorre circa 3600 miglia nominali su un enorme triangolo isoscele. I primi due bordi sono di circa 1300 miglia, l’ultimo bordo di circa mille miglia. Dal punto della navigazione ho identificato tre zone particolarmente critiche durante la regata.

La fase 1 della Vendée Arctique
La prima fase della regata è la più dura sotto tantissimi punti di vista. Innanzitutto la flotta parte in navigazione sui bassi fondali della piattaforma continentale. Con venti da Sud-Ovest l’innalzamento repentino del fondale marino ha due effetti significativi. Uno è quello di rendere le onde più ripide, nervose, scomode. L’altro, di sollevare enormi quantità di sostanze nutrienti dagli abissi oceanici rendendo il Golfo di Guascogna una zona di pesca affollatissima.

Gli skipper dopo mesi di lockdown, avendo affrontato appena 48 ore in mare per la qualifica e senza nessuna lunga alle spalle corsa di recente, vivranno delle difficilissime prime 72 ore. Tre giorni è infatti il tempo che il corpo impiega, largo circa, ad adattarsi completamente dal sono monofasico tipico della vita a terra allo stravolgimento a sonno puramente polifasico che sarà richiesto nelle fasi iniziali della regata.
La stanchezza, e la capacità di recuperare anche piccoli micro-sonni potrebbe fare una enorme differenza per gli skipper che però affrontano mari affollatissimi. Fino a Ouessant ci sarà sia il traffico del diporto, sia quello commerciale, e sulla direttiva dei TSS (Traffic Separation Scheme) Finisterre-Ouessant il traffico commerciale. A questo si aggiungerà poco più a nord il traffico commerciale sulla rotta New York – Isole di Scilly e quello dei pescherecci irlandesi!
Stanchezza e pericoli per 36-48 ore
La rotta più breve passa a filo del TSS di Ouessant e dell’Irlanda stessa e gli skipper dovranno essere molto vigili. Come si vede dalla foto satellitare, almeno metà della prima tappa si navigherà stando “sopra” la piattaforma continentale. A seconda del meteo e della barca significa che ci saranno pochissime opportunità di riposare per le prime 36-48 ore con un rischio di collisioni non indifferente.

Non è addirittura escluso che qualche concorrente opti per passsare fra il TSS e la Bretagna, ma credo che visto il vantaggio successivo coll’essere più ad Ovest quasi tutti stringeranno per lasciarlo a dritta – ma potrei ovviamente sbagliarmi. Potrebbe avvenire eventualmente per le barche più lente se fossero raggiunte dal fronte freddo anzitempo. Trovando uno scarso che magari permette rotta nord a destra del TSS potrebbe essere temporaneamente preferibile ad un bordo a perdere Ovest-Sud-Ovest… vedremo.
La prima boa di disimpegno
Dalla seconda metà della prima tappa alla prima “boa” di disimpegno non ci sono fattori oltre a qulli del meteo da considerare. Qui ci troveremo esattamente lungo la rotta che seguono le depressioni atlantiche che da Newfoundland in questa stagione si spostando verso la penisola scandinava, a sud dell’Islanda.
La discesa verso le Azzorre
Anche qui ogni aspetto di criticità sarà legato al meteo senza altri fattori di rilievo. Solo sul finale di questa tratta si riattraverserà la rotta commerciale dal New York, ma si tratterà di grandi navi dotate di AIS e dunque non particolarmente difficili da gestire.
Il meteo a nord delle Azzorre
La seconda boa di disimpegno è critica perché ci si trova in prossimità delle Azzorre e sarà da vedere dove si troverà in quel momento l’omonimo anticiclone. Se fosse posizionato in corrispondenza delle isole potrebbe portare condizioni di venti leggeri difficili o che potrebbero favorire o svantaggiare diverse sezioni della flotta con possibili rimescolamenti.

Il TSS (Traffic Separation Scheme) di Cabo Finisterre
L’ultima volata verso il traguardo passa subito a Nord del TSS di Finisterre. Questo di per sè non rappresenta un particolare problema, anche se, appena superato questo, la flotta taglierà il notevole traffico commerciale diretto a Ouessant su una linea retta. Si tratta di grande traffico commerciale che non presenta particolari pericoli con l’uso dell’AIS ma specie con le navi che viaggiano in direzione opposta, la velocità reciproca di avvicinamento potrebbe essere di 25 + 25 nodi. E a 100 chilometri all’ora i tempi di reazione si accorciano anche in barca!

L’arrivo a Les Sables d’Olonne
Per l’arrivo, valgono le stesse considerazioni fatte per la fase iniziale riguardo al traffico commerciale, dei pescherecci e del diporto. Oltre all’eventuale peggioramento dello stato del mare col lo scalino della piattaforma continentale.
Il meteo previsto per la partenza della Vendée Arctique
La partenza pare ci regalerà una rapidissima volata verso la manica con condizioni ideali per vedere i nuovissimi foiler in azione. Sarà una corsa di cavalli al traverso in vento da Sud-Ovest sui 20-25 nodi che darà tutti i vantaggi alle barche più nuove e potenti. Per i concorrenti con barche più vecchie la partenza non potrà che essere subita con l’opportunità di rivalersi solo successivamente.

Facendo uno zoom out vediamo che la situazione è stesa lungo tutto il percorso fino a Ouessant – questo è un bene perché toglierà rapidamente gli skipper da una zona di navigazione pericolosa ma dove la velocità stessa potrebbe essere causa di incidenti.

Da questa immagine che prende in considerazione tutto il Nord Atlantico possiamo subito notare una depressione a Sud-Ovest dell’Islanda con piuttosto evidente il fronte freddo dal suo centro verso Sud-Est.
Sarà questa depressione a rappresentare la sfida tattica di tutta la prima tratta. Infatti i venti al traverso che leggiamo all’ora della partenza non avranno lunghissima durata. Con lo spostarsi della depressione verso Est seguiranno i venti post frontali da Nord-Ovest.
Partenza + 12 ore

A dodici ore dalla partenza i leader incontreranno un’intensificazione del vento alla latitudine dell’estremità meridionale del Galles. Sapendo che il vento darà scarso dopo il fronte inevitabilmente la flotta cercherà di guadagnare spazio verso Ovest pur lasciando correre la barca.
In questa prima fase, tutto è a vantaggio dei più veloci, chi rimane indietro incontrerà il fronte più a Sud e dunque più ad Est ritrovandosi sottovento rispetto alla flotta. I primi però non raggiungeranno certo l’Irlanda in appena dodici ore e dunque incontreranno il fronte prima di scapolarne l’estremità Sud occidentale.
Partenza + 24 ore

A 24 ore dalla partenza i leader si ritroveranno di bolina in venti molto sostenuti, ed un mare reso scomodo dai fondali relativamente bassi. Il passaggio del fronte porterà con sé un nuovo treno d’onda che si incrocerà con il vecchio e con mare così confuso la vita a bordo dei foilers sarà molto scomoda e violenta.
Sicuramente vedremo un rallentamento per non far danni visto che il vento potrebbe tranquillamente raggiungere il forza 7-8. Vento che la flotta dovrà affrontare di bolina.
Partenza + 36 ore

Dopo 36 il vento si sarà steso a Maestrale e tutta la flotta si troverà di bolina, senza eccezioni. Difficile immaginare strategie oltre a quelle di cercare di scapolare l’Irlanda e continuare a bolinare in condizioni che non saranno certo facili.
Partenza + 48h

Dopo 48 ore i leader si potrebbero trovare a circa metà o due terzi della prima parte di regata. Purtroppo il flusso è di vento da Nord Ovest è steso su tutto il campo di regata senza grandi opportunità tattiche o strategiche. Dubito ci saranno voli pindarici in questa fase. Questa carta meteo sembra indicare un leggero buono sulla parte destra del campo di regata dove la flotta si dovrebbe trovare comunque costretta al bordo di risalita verso Nord e non sulla rotta diretta.
Partenza + 60h

A 60 ore iniziamo ad intravedere una dorsale sulla parte sinistra del campo di regata con venti da Sud-Ovest, se pur deboli. Dunque fra le 48 e le 60 ore vedremo con quale tempismo le barche potrebbero decidere di virare ed andare a cercare questo flusso.
Partenza + 72h

A 72 ore normalmente ci aspetteremmo che un IMOCA di ultima generazione abbia percorso 1300 miglia, ma non dimentichiamo la bolina e il vento leggero. La dorsale intravista a 60 ore come opportunità sembra diventare una ampia zona difficile da negoziare con anche buchi senza vento. La parte favorita del campo di regata rimane però quella più sinistra e prossima alla rotta diretta.
Risorse per seguire la Vendée Artctique
Link al tracker della Vendée Arctique
Video della partenza
Aggiornamenti durante la regata
Vendée Arctique – 04/07/2020 ore 16:15
Partenza valida, senza penalità o incidenti per la Vendée Artctique e la flotta di 20 concorrenti. Prima tratta verso la boa di disimpegno “Istituto Pasteur” a Sud di Les Sables d’Olonne, da qui inizia il lungo traverso che terrà impegnata la flotta fino al passaggio del fronte freddo previsto nella manica dove il vento rinforzerà fino a 30-35 nodi con 3-4 metri d’onda previsti.

Sulla prima tratta sono subito emerse le barche di ultimissima generazione come L’Occitaine en Provence, Charal, Apivia, e Arkea Paprec. Il meteo dovrebbe costantemente avvantaggiare i leader con possibili rimescolamenti possibili solo alla boa a Sud dell’Islanda o alle Azzorre dove in entrambi i casi sono possibili venti leggeri che potrebbero favorire una sezione della flotta rispetto all’altra.
Ora tutta la flotta virerà sulle altre mura e dovrebbe avere almeno 18-24 ore di traverso in condizioni stabili nella massa d’aria calda pre fronte freddo.
Vendée Arctique – 04/07/2020 ore 17:30 +26h

Il fronte freddo

La scelta ovest di Armel Tripon

La situazione meteo dopo la bolina in corso
Il ritiro di Arkea Paprec

Vendéè Artctique 06/07/2020 – 16:30
2 giorni esatti dalla boa di disimpegno.
La Vendée Arctique fin’ora non si sta smentendo come regata che per percorso e meteo atteso sulle medie stagionali sembra continuerà a favorire i favoriti ancora per un bel po’. In Inglese si parla a volte di una “winner’s race” ovvero di una regata dove difficilmente le carte sono mischiate con risultati inattesi. Le prime tre barche sono tutte barche nuove. Thomas Ruyant ha appena trovato pressione dopo la dorsale di venti deboli accelerando a 14 nodi e staccando Apivia e Charal che aspettano la pressione.
Condizioni instabili e confuse
Per il resto della flotta, tante scelte, alcune direi francamente un pò confuse, nel tentativo di superare al più presto questa bolla di venti leggeri. La patana tuttavia è più estesa a Sud e coloro che hanno pensato di anticipare la virata invece che navigare a ridosso dell’Irlanda stanno sperimentando condizioni miste con alcune barche praticamente ferme.
Se dalle 21 di stasera le barche in testa staranno saranno arrivate alla montagna di vento portante che li aspetta, viaggiando a bomba ad oltre 20 nodi di velocità media, per le barche che chiudono la classifica non sarà Maometto ad andare alla montagna ma viceversa. Ovvero, saranno costretti ad aspettare i venti invece che poterli andare a trovare trovandosi ora a bagno nella piatta.
Tra il gruppo di testa e il gruppo di coda la situazione sarà intermedia, dunque come in ogni “winner’s race”, i distanziamenti aumenteranno e la fila si allungherà.
Il ritiro di Damien Seguin
Per dovere di cronaca riportiamo il ritiro di Damien Seguin su Groupe APICIL che però se non vado errato non aveva bisogno di concludere la regata per il processo di qualifica alla Vendée Globe. Il ritiro è avvenuto a seguito della rottura del supporto dell’alternatore che impediva dunque a Damien di ricaricare le batterie della barca, e non riteneva di poter fare una riparazione di fortuna. Eravamo concorrenti (come lo stesso Thomas Ruyant in testa) in Class40 alla Route du Rhum 2020.
Vendée Arctique T+3, h 17:30
Dopo l’aggiornamento di ieri a circa la stessa ora, quando la flotta aveva appena agganciato deboli vento al traverso mure a sinistra è seguita di lì a poco una bella galoppata con venti di Sud-Ovest anche molto sostenuti. Si sono ripetutamente viste posizioni oltre i 20 nodi. Le tre favorite in testa hanno allungato il passo come da programma. Thomas Ruyant su Linked Out ha sciolto le briglie alla sua Aprilia ed ha corso verso il fronte freddo, sapendo che portarsi leggermente più a Est non lo avrebbe penalizzato se avesse agganciato per primo i flussi da Nord-Est subito a seguire.

Tuttavia nel pomeriggio Ruyant si trovava esattamente nell’occhio del ciclone, a chi è mai capitato in navigazione si tratta di un posto surreale, dove il mare ribolle con onde confusissime portate dai fortissimi venti circostanti. Al centro però può esserci anche zero vento, zero assoluto. Allora si rimane in balia delle onde con tutto che sbatte. La tentazione di issare tela deve essere frenata dalla consapevolezza che è una fase temporanea.

I concorrenti di Apivia e Charal hanno fatto ciò che un inseguitore deve sempre fare, cercare separazione laterale, Ruyant non ha coperto, certo del suo istinto. A conti fatti però gli inseguitori hanno passato la dorsale vicina al fronte freddo senza grosse perdite di tempo e poi sono partiti come razzi. Ruyant invece stenta a trovare il suo ritmo e non si capisce se sia solo questione di meteo variabile, dorsali, cambi repentini di vento, manovre, o se abbia anche qualche problema a bordo, fatto sta che ora segue in terza posizione con circa 4 nodi in meno di velocità rispetto ai leader e velocità altalenanti di cui non sappiamo ancora il motivo.
Il resto della flotta
Nel resto della flotta straordiario il quarto posto di Boris Hermann che dimostra in ogni regata tutto il suo talento, sin da quando tallonò soldini su un Akilaria RC1 alla The Transat 2008 chiudendo appena 6 ore dietro il bolide Telecom Italia progettato da Verdier di recentissima costruzione. Boris è stato membero dell’equipaggio di Soldini su Maserati successivamente ed ha fatto la Global Ocean Race, vincendola, 3 anni prima di me, su una barca identica alla mia.
Altro plauso alla Clarisse Cremer in ottava con barca senza foil a baffo, una delle 4 barche di tempi che furono.
Il dietro-front di Armel Tripon
Armel Tripon ha fatto dietro front ed è quasi arrivato in Bretagna, se ho ben capito ha colpito un OFNI con il foil di dritta, cosa che avevo ipotizzato ma di cui non ero certo ieri, visto che armel all’inizio aveva continuato a navigare se pur facendo scelte conservative sulla rotta. Leggo ora la conferma che si è definitivamente ritirato dalla regata.
Il meteo di qui in avanti non è semplice, infatti la flotta uscirà presto dall’influenza di questa bassa e solo buttandosi ad Ovest come stanno facendo Charal ed Apivia sembra ci sia un corridoio di traverso/bolina in venti leggeri verso la boa a sud dell’Islanda.
Giancarlo Pedote
Qualche problema i piloti a bordo di Prysmian Group di Giancarlo Pedote che ne paga lo scotto in termini di posizionamento, speriamo che i venti leggeri che seguiranno nelle prossime 24 ore gli diano modo di ripristinare tutto quanto non funziona a dovere.
Vendée Arctique T+4 20:30
Con oggi ho davvero perso entusiasmo per questa regata. Se c’è troppo vento non va bene, se ce n’è troppo poco non va bene. Anche nella vela oceanica se non tornate per l’apericena per la data prevista non va bene. Le sinottiche medie stagionali per questa regata non avevano nulla di temibile e il percorso sarebbe stato praticamente un misto di traverso e andature vicine, lo si sapeva.
Ora il comitato vedendo che effettivamente, come da sinottica stagionale per luglio, ci sarà poco vento. Non soddisfatti dei ritardi organizzativi, come fosse una regata weekend dove la gente deve evitare il traffico del rientro, accorcia il percorso già al quarto giorno.
Decisione discutibile e deludente. Una regata trasformatasi in veleggiata della domenica rispetto a quello che questi velisti affronteranno a novembre. Boh. Perfino nell’introduzione di questo articolo si parla dei possibili venti leggeri della zona a Nord delle Azzorre. In tutte le regate che ho fatto ricordo la grande delicatezza e frustrazione di attraversare una zona con poco vento. Poco o tanto, fa parte della regata. Seguirò il seguito solo saltuariamente, con la promessa di seguire con regolarità le regate future.